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Territorio e Ambiente

Reginna: un fiume una città

Maiori, Costa d'Amalfi

Introduzione dal libro del Prof. Giuseppe Liuccio

Inserito da Giuseppe Liuccio (admin), mercoledì 26 dicembre 2012 17:37:39

Salicerchia è una minuscola insenatura a carezza di una covata di case all'abbraccio di brevi agrumeti.

A destra la Torre Normanna, moviola di ricordi a cogliere emozioni di estati lontane a ritmo di slow sotto le stelle. Alle radici vi zampilla sempre la grotta sulfurea a pigmentare di bianco sfarinato il cobalto del mare.

A sinistra, nella Grotta Pandora accendono desideri le stalattiti a danza sull'onda.

Il rigagnolo a lieve caracacollo dalla gola accende bagliori al pallido sole di novembre su su per la macchia mediterranea. Nel verde lustro di recente pioggia squilla il rosso sangue delle bacche dei corbezzoli a promessa di delizie di frutti rasposi, scialo incontrastato di beccacce e pettirossi ciarlieri sazi di cibo a sosta di ebbri voli.

Su speroni di roccia a sbalzi d'infinito i resti delle abbazie di S.Niccolò de Carbonaria e di Santa Maria de Stellis evocano splendori di monaci basiliani e cistercensi e depredazioni di pirati venuti dal mare e malviventi calati dai monti.

Ad aver gambe buone e voglia di trekking, una carrareccia porta fino ai mille metri dell'Avvocata, che è una terrazza spalancata sull'anfiteatro del mito e della storia da Capri a Palinuro e, nei giorni limpidi, a tutto tondo, dal Vesuvio alle Eolie, a prefigurare un mediterraneo esposto ai capricci dell'acqua e del fuoco.

Il Santuario aperto al culto racconta di apparizioni prodigiose, di pastori eremiti e di briganti suicidi a fuga da gendarmi giustizieri. E a custodia ed esaltazione di tradizioni, il lunedì di Pentecoste il monte Falerzio si arabesca di processioni a pioggia di petali di rose con litanie di canti a lacerare silenzi con reazione sdegnata di falchi pellegrini gelosi del loro regno violato.

Ma forse questa non è la stagione più adatta per una escursione ad alta quota, anche se l'autunno quasi inverno, al lento spiumare della vegetazione ramata a forte contrasto con la sempreverde, riserva, comunque, le sue belle emozioni. Meglio puntare su Maiori capoluogo che accoglie il visitatore con il fasto sfacciato del lungomare ubertoso di vegetazione autoctona e di palmizi di importazione. Sulla spianata lo svettante obelisco di S.Maria a Mare veglia sulla foce del Reginna, che miscella a mare storia e storie raccolte al Valico di Chiunzi e caracollate giù giù fra contrade ridenti di agrumeti e vigneti. "Il suo bel fabbricato dà una certa leggiadria e venustà all'interno del paese, il quale viene diviso in due eguali porzioni dal fiume.---Ecco la Senna di Maiori. La naturale disposizione dei deliziosi giardini formano tal grazioso contrappunto al verde fogliame dei limoni, aranci, gelsi e di tante altre differenti piante che vi sembra ravvisare una piccola Persia, ove ogni cosa si trova in mezzo ad incantato giardino" Così lo storico amalfitano, Matteo Camera, presenta Maiori con qualche eccesso di retorica negli esagerati confronti con la Senna e la Persia.

Lungo il corso Reginna sono sorprese inaspettate chiese e castello, cartiere e ferriera, regno, un tempo fecondo, della protoindustria della Costa. E le terrazze dei limoneti si inarcano ad anfiteatro a conquista di cielo e a dominio di mare. Bastano poche centinaia di metri per dimenticare le brutture delle case a schiera e dei condomini per ferie. E' questa la Maiori che rivela il suo volto migliore, quello poco conosciuto e per niente valorizzato. E c'è ancora una Maiori segreta e pudica, bella e riservata, tutta da scoprire e da godere. é la Maiori dell'arte e della storia. E' la Maiori che s'imbuta lungo il corso del fiume fino a Ponte Primario, l'ultima frazione, che anticipa il verde dei coltivi di Tramonti. Qui sono le radici dell'anima più antica di Maiori, il "principio" della sua storia. Ed alla Madonna del Principio è dedicata la piccola chiesa del VII secolo e che conserva una statua lignea opera di un pastore del XIII secolo, andata perduta e poi miracolosamente ritrovata da un contadino intento ai lavori dei campi.Il mare è lontano, anche se nei giorni di libeccio vi arriva l'acre dello iodio. Qui, per lo più vi si respira aria di campagna e di montagna e con la tramontana vi riecheggia l'eco dei campanacci delle mandrie alla pastura. E' una straordinaria escursione lungo il fiume fin lassù al Valico per gli appassionati di trekking. Sarà una scoperta di profumi e sapori di un'altra costiera!

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